A tranquillizzare i maniaci dell’abbronzatura è Natale Cascinelli, medico chirurgo specializzato nello studio dei melanomi. I raggi UV «sono gli stessi», non sono più nocivi di quelli solari. A fare la differenza è la dose, che con i solarium di ultima generazione può arrivare a quantità anche nove volte superiori a quelle della luce solare dell'Equatore a mezzogiorno: «Quello che conta sono i tempi di esposizione, ma la qualità dei raggi Uv artificiali e naturali non cambia». Ecco perché un gruppo di scienziati norvegesi ha promosso i lettini per l’assunzione di vitamina D.
L'oncologo smentisce anche l'International Agency for Research on Cancer (IARC), che ha inserito i raggi UV tra i fattori di rischio certi per i tumori: «Accostare il sole all'amianto o al fumo non è, a mio avviso, corretto». Se l'eternit e le sigarette «sono pericolose per tutti e indipendentemente dalle quantità con cui si entra in contatto, il legame non è altrettanto certo per i raggi UV, che sono potenzialmente pericolosi solo per chi ha la pelle chiara che si scotta sempre e non si abbronza mai. Queste polemiche non hanno fondamento scientifico».
Tuttavia anche dal difensore delle lampade abbronzanti arriva un avvertimento: «Bisogna muoversi secondo il principio della giusta quantità. Ed è per questo che i tempi di esposizione devono essere differenziati sulla base del fototipo. È inoltre necessaria una ponderata programmazione dei tempi, con il consiglio di un dermatologo esperto. I fototipi 1 e 2 non dovrebbero proprio esporsi o comunque limitarsi a tempi brevissimi, mentre i fototipi 3 e 4 possono esporsi dai 6-8 minuti ai 10-11, in base al tipo di solarium». Lettini banditi, infine, per i bambini e i minorenni in generale.